I GENITORI DEVONO CONOSCERE LA PASSWORD DEI PROPRI FIGLI?


I GENITORI DEVONO CONOSCERE LA PASSWORD DEI PROPRI FIGLI?
Proponiamo oggi una riflessione su un tema delicato :
“E’ giusto che i nostri figli abbiano una password per il loro smartphon o il loro PC? E a partire da che età?”
Lo facciamo trascrivendo le riposte alle domande di un’intervista andata in onda su Radio 24. Relatore il dr. Pellai, medico, psicologo e psicoterapeuta.
E’ uno dei dilemmi di tanti genitori nel momento in cui permettono ai figli di avere una vita online e quindi di muoversi nello spazio virtuale. Il dr. Pellai riformula però subito la domanda proponendone una che viene ancora prima e che noi condividiamo pienamente.
La domanda chiave, necessaria in realtà è
“Quanto sono allenati? Quali competenze già possiedono per sapersi muovere in autonomia all’interno del mondo online.”
Come faccio a saperlo?

Fondamentalmente quanto io sono stato un loro allenatore. Quanto ho verificato che loro sapessero muoversi e gestirsi la loro vita online con competenza. Il tema grosso è che se fino a dieci anni fa uno entrava nella vita online di solito in prima o in tarda adolescenza, adesso stiamo parlando di bambini di otto nove anni- prosegue lo psicologo. Il criterio che dovremmo usare è questo: quando loro hanno una pw vuol dire che c’è una porta chiusa ermeticamente quindi noi vediamo tutto quello che c’è da questa parte della porta cioè la loro vita reale; tutto quello che c’è di là – se c’è una pw a proteggerli – non lo possiamo vedere. Quindi - aggiunge sfidando l’ascoltatore - Voi mandate i vostri bambini alle nove di sera per esempio a prendere un treno per andare a visitare il centro di una grande città? Se la risposta è no perché sono troppo piccoli, sappiate che con tre clik uno dei vostri bambini o dei vostri figli preadolescenti potrebbe essere a Singapore, a parlare con persone che non conosce, potrebbe essere a visitare siti che per definizione sono vietati ai minori di 18 anni ma che con tre clik e una crocetta su - sì sono maggiorenne - diventano immediatamente accessibili a loro.
E’ vero, aggiungiamo noi. Accompagniamo i nostri figli e i nostri alunni in ogni apprendimento nuovo con premura e mille cautele. Sosteniamo il sellino della bici fino a che non pedalano sicuri, ci preoccupiamo che indossino un caschetto e magari anche delle ginocchiere. Poi mettiamo nelle loro mani uno smartphone e ci inorgogliamo perché sono già così abili e sono addirittura loro ad insegnare a noi. E alimentiamo dentro di noi domande su quanto sia da rispettare la loro privacy. Certo, molto dipende dell’età. Pensiamo qui ai nostri bambini e pre-adolescenti. Che fare?
“Tu hai una pw ma io la devo conoscere.” Suggerisce Pellai.
Non vado a spiare dentro il tuo smartphone o tablet o pc ma una volta alla settimana ti dico “Vieni qua , io inserisco la pw che tu mi hai detto essere quella operativa nel tuo sistema, insieme apriamo i tuoi mondi online e per venti trenta minuti li guardiamo insieme. Guardiamo quello che fai tu, guardiamo quello che fanno gli altri, guardiamo la cronologia delle tue navigazioni e questo sarà il modo migliore per non doverli andare a spiare quando loro non lo sanno. Ma soprattutto occorre mettere le cose in chiaro:
Io continuo a essere mamma o papà anche nella tua vita online.
Aggiungiamo il link a un video che, in una forma d’effetto, sa far pensare.

https://youtu.be/IG2mjDxnNtc